(ARCHIVIO) INSEGNAMENTO DELLA LINGUA ITALIANA – Percorsi didattici
13 Giugno 2018(ARCHIVIO) «Fenomeni migratori e criminalità. Tra mistificazioni e nuove sfide». Da un’esperienza in «Hilal» allo studio di nuovi modelli di intervento
29 Giugno 2018La Cooperativa sociale Hilal aderisce al progetto «Laudato si’» partecipando alla fondazione della prima Comunità italiana istituita dal Vescovo di Rieti Mons. Domenico Pompili e da Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e offrendo una Borsa di studio all’Università di Pollenzo per una persona di origine africana
Nel mese di maggio, su iniziativa di alcuni responsabili di associazioni e cooperative sociali quali Gino Bortoletto, Guido Gasparin, Abdallah Khezraji, Lisa Gasparin, Lucio Carraro ed altri, è stata costituita a Treviso la prima Comunità italiana «Laudato si’» denominata «Treviso/Africa», che ha tra i suoi scopi quello di coniugare un pensiero decisamente ecologista e ambientale – nel pieno rispetto della conservazione e tutela della natura – con quello della promozione della giustizia sociale che ha al centro del suo paradigma l’uomo in rapporto con il creato, come auspicato dall’enciclica di Papa Francesco da cui Carlo Petrini ha tratto ispirazione.
Così, per suggellare l’iniziativa della costituzione della Comunità «Laudato si’ – Treviso/Africa» e per conoscere da vicino i gioielli di «casa Petrini», alcuni di noi – con il patrocinio della Cooperativa sociale Hilal che ha offerto una Borsa di studio all’Università di Pollenzo come sostegno ad una persona di origine africana – sono partiti da Treviso diretti a Pollenzo, frazione di Brà (Cuneo), visitando la sede dell’associazione Slow Food, dell’Università di Scienze Gastronomiche, della Banca del vino e dell’albergo della Tenuta, con annesso ristorante.
Tutte queste strutture sono ospitate nella grande «Tenuta Albertina dell’Agenzia di Pollenzo», un’antica proprietà di Casa Savoia che Carlo Alberto nei primi anni dell’Ottocento destinò all’agricoltura, trasformandola in un Centro agrario. Dopo un pregevole restauro iniziato nei primi anni del 2000, l’edificio si presenta come un grande complesso agricolo “a corte”, tipico della pianura padana, con ascendenze nella curtis di epoca medievale.
L’accoglienza di Carlo Petrini è stata sorprendente: il calore, la simpatia, la sobrietà e la modestia – tratti caratteristici di una certa “piemontesità” – con cui ci riceve nel suo grande studio sono le manifestazioni autentiche di un amico dei tempi andati, che condivide sogni, passioni e speranze. Lo si intuisce dalla prima stretta di mano e dalle prime presentazioni.
Ci racconta con dovizia di particolari – intercalati da qualche aneddoto – gli inizi dell’associazione Slow Food, delle prime difficoltà di far capire – per essere accolto – il messaggio che sta alla base degli scopi e dei princìpi ispiratori di tutta l’attività, che si è andata via via allargando fino a costituire un vero e proprio polo culturale ramificato a livello nazionale ed internazionale. E poco dopo di come si sia creato quel legame così unico, speciale e profondo con Papa Francesco partendo da una comune visione sui destini di “Madre Terra”, questo pianeta così tormentato e che ha bisogno di un’accurata “manutenzione” ambientale e sociale, quindi culturale, etica e morale. Riportiamo le sue parole:
«Settembre 2013: sabato 28 la vita mi ha riservato una sorpresa che mai avrei potuto immaginare. Verso le sette di sera ricevo una telefonata con il numero schermato, rispondo con curiosità e dall’altro capo una voce ormai familiare si dichiara: “Sono papa Francesco. Ho ricevuto il libro, la sua lettera, e volevo ringraziarla”. Stupore e gioia hanno accompagnato una chiacchierata con una persona che sentivo amica, nelle corde di una terra piemontese che ci unisce, nell’affetto e nella stima verso l’umanità di Terra Madre, quella rete di contadini, pescatori, nomadi e artigiani del cibo che ogni due anni si riunisce in Torino». (Ricordiamo che i genitori del Santo Padre erano originari dell’astigiano ed emigrarono poi in Argentina agli inizi del Novecento).
Ci parla poi del lavoro dei campi, dell’importanza del lavoro rurale, dei contadini e della loro filosofia di vita che lui non ha mai dimenticato.
«In questi anni ho sentito molti parlare del lavoro dei piccoli contadini come pratica virtuosa ma irrilevante per l’economia; per contro, molte personalità della terra hanno espresso solidarietà e comprensione per il mondo degli umili e per il loro ruolo nel difendere i beni comuni del pianeta. La convinta vicinanza a queste ultime tesi della più alta autorità cattolica è straordinaria. Il mio amico Ermanno Olmi mi ha detto che «la primavera è arrivata». Edgar Morin sostiene che «tutto deve ricominciare e tutto è già ricominciato».
E dopo una chiacchierata fraterna accompagnata da molte comuni condivisioni – ricordando il lavoro di alcuni di noi cooperanti che accolgono, ospitano e assistono i migranti (donne e uomini fuggitivi, che intrecciano storie e vicissitudini calcando le orme del destino dei genitori di Papa Francesco) – riserviamo l’ultima parte dell’incontro ad alcuni “omaggi” che gli offriamo in segno di amicizia, di compartecipazione ad un progetto (Comunità «Laudato Si’ – Treviso/Africa») e a molte idealità universali che ci uniscono nel segno della fratellanza, della giustizia sociale e della tutela di nostra “Madre Terra”.